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Cibi industriali per lattanti: molto dolci e poco nutrienti

Sono queste le conclusioni di un team di scienziati di Glasgow, che hanno preso in esame oltre 470 cibi industriali per bambini piccoli in vendita nel Regno Unito. I prodotti sono quelli più venduti e appartengono ai principali marchi del baby food, come Cow and Gate, Heinz (presente in Italia con i marchi Plasmon, Nipiol, Dieterba), Boots, Hipp. Ne fanno uso i 2/3 delle mamme inglesi per i primi assaggi dei loro figlioletti, mentre a 8-10 mesi di età, in media ancora il 45% di bambini inglesi mangia baby food industriale almeno una volta al giorno.
Gli scienziati hanno vagliato tutti i cibi già pronti (come pappe pronte, formaggini, omogeneizzati) e quelli da mescolare con acqua, latte o brodo (biscotti, farine, cereali…), mentre non hanno preso in esame bevande e i succhi di frutta.
L’analisi nutrizionale degli alimenti industriali rivela che in generale sono meno nutrienti dei corrispondenti cibi preparati in casa, e che sono anche mediamente molto dolci. Anche se non sempre viene aggiunto saccarosio ma vengono usati zuccheri della frutta, l’abituare il bambino ad un gusto dolce favorirebbe abitudini alimentari scorrette, e lo conferma il fatto che molti bambini si abituano facilmente a questi cibi dolci industriali e rifiutano poi altro. Anche la consistenza morbida potrebe contribuire ad instaurare, secondo gli scienziati, una sorta di “dipendenza” e rendere i bambini poi più restii ad accettare cibi di consistenza e forma differenti. 
Infine, gli scienziati di Glasgow denunciano che almeno la metà dei cibi industriali esaminati sono etichettati come adatti dal IV° mese di età, in contrasto con le raccomandazioni dell’OMS e a quelle del Dipartimento della Salute inglese ha recepito fin dal 2003.
Gli scienziati concludono affermando che gli operatori sanitari dovrebbero consigliare ai genitori di usare quanto più possibile cibi fatti in casa che sono più nutrienti e variati dal punto di vista della consistenza, specialmente verso la fine del primo anno di vita.
Ancora una volta la scienza conferma quello che suggerisce il buon senso. L’esigenza di cibi industriali risponde a bisogni di aumentare le vendite piuttosto che a effettive necessità da parte dei bambini e delle famiglie: lo dimostra il fatto che anche in Italia, come nel resto d’Europa, molti baby food vegono proposti per bambini di appena 4 mesi, in contrasto con le raccomandazioni ufficiali e in flagrante violazione del Codice Internazionale che le stesse ditte si sono impegnate a rispettare.
Oltre a non essere più nutrienti dei cibi casalinghi, i cibi industriali sono anche molto più costosi per le tasche e per l’ambiente, contribuiscono al consumo di risorse e alla produzione di rifiuti e spesso sono contenuti in confezioni che possono contenere Bisfenolo A o altre sostanze indesiderate…
Quanti studi saranno necessari prima che venga disciplinato maggiormente il marketing di questi prodotti sostanzialmente inutili e che tutti i genitori ricevano informazioni coerenti ed indipendenti sull’alimentazione dei loro figli?
Leggi qui il commento della BBC:http://www.bbc.co.uk/news/health-24013437
Abbiamo parlato di alimentazione complementare anche qui: 

Segreteria IBFAN

4 Commenti

  1. Secondo me il problema più grosso in Italia, al momento, non sono tanto le etichette e la pubblicità dei prodotti, quanto una resistenza (e non ho ancora capito perchè, non posso credere sia solo questione di “mazzette”) dei pediatri ad adeguarsi alle linee guida dell’OMS.
    Perchè io a lavoro -sono ostetrica- posso anche spiegare alle mamme la favoletta de “il latte materno è il più buono e nutriente nei primi sei mesi e bla bla bla e quando poi introdurrai altri alimenti puoi usare cibi della famiglia adeguatamente preparati per la sua età, per esempio etc etc etc”.
    Ma quando poi queste mamme vanno dal pediatra, che consiglia la frutta a 4 mesi “così si abitua al cucchiaino” la prima pappa a 5 mesi “così al compimento del sesto hai già sostituito anche la poppata serale, perchè il bambino deve essere sazio e dormire la notte, e non svegliarsi a poppare perchè guai al sistema digerente e alla vescica, che di notte devono riposare (sic, l’ho sentita con le mie orecchie sul serio)”; se il bambino è minuto “vedi che cresce poco? evidentemente il tuo latte non basta”, se è ciccio “così grande ha bisogno sicuramente di nutrienti in più” e via discorrendo, iniziando rigorosamente col brodo di tre verdure che vanno poi rigorosamente tolte e aggiunto prima il liofilizzato passando poi all’omogeneizzato della santa carne che guai a rimandarla di un paio di mesi altrimenti a quel povero bambino chissà dove finirà l’emoglobina…
    Devo continuare? Perchè poi i pediatri consigliano anche i vasetti di frutta, perchè quella fresca grattuggiata ha i pezzettini, che i piccoli dovranno evitare fintanto che non avranno almeno 18 denti pena un tenebroso rischio di soffocamento, e guai a frullarla perchè non avete idea del mal di pancia già in agguato… E poi la frutta in vasetto contiene pochi pesticidi! (E anche vitamine, e gusto e tutto il resto ma questa -sempre secondo i pediatri che ancora ho ascoltato con le mie orecchie- “è questione di lana caprina”)
    E mi raccomando signore: “non offrite il seno dopo la pappa perchè altrimenti il bimbo si fa furbo e non mangia più, e allora saranno guai”…….
    Ecco, dopo tutti questi guai ventilati dai pediatri, a mio parere sulle etichette dei prodotti per l’infanzia potrebbe anche esserci scritto “nuoce gravemente alla salute”, ma le mamme continueranno a comprarli e a offrirli ai propri bambini fino alla cresima se saranno incoraggiate, e spesso un po’ minacciate, dai pediatri.

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    • Concordo pienamente, Elisa, purtroppo questa è la quotidianità, e comunque i medici fanno uso e abuso della loro posizione che li rende così credibili agli occhi di molte mamme che si documentano poco per mille motivi…
      Sono mamma da un anno e sono stata anche informatrice scientifica.

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  2. Grazie al cielo non siamo tutti così! Ma sono d’accordo con Elisa, la cultura media della pediatria italiana è questa. E la colpa non è neppure nostra (almeno in parte), ma di quaranta anni di pappine, minestrine, omogeneizzati, regole del prima e del dopo, di latte artificiale è come il latte materno, che ci hanno insegnato in specialità.
    Le cose stanno cambiando, spero, ma occorre mettersi in discussione, in qualche modo “tirare i remi in barca” e dare fiducia alle madri, perché si sentano “sufficientemente buone” e “sufficientemente esperte” per occuparsi in prima persona dell’alimentazione dei propri bambini.
    E bisogna parlare, spiegare, rassicurare… Vi assicuro che non è sempre facile. Ma sono troppo vecchia e…troppo convinta per mollare!

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  3. Ah ecco certo! Scusate ma avrei dovuto chiarire: parlavo in linea generale, e riferendomi soprattutto a discorsi sentiti personalmente. Naturalmente non tutti i pediatri parlano in questi termini.

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