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No alle sostanze aromatizzanti negli alimenti per i lattanti, per più motivi

Riprendiamo questa notizia da “Il Fatto Alimentare“:

“In Germania, l’Istituto federale per la valutazione dei rischi (BfR) ha esaminato l’utilizzo delle sostanze aromatizzanti negli alimenti istantanei per lattanti, nel latte di proseguimento e negli alimenti a fini medici per l’infanzia.

Secondo il parere del BfR, le sostanze aromatizzanti non sono necessarie per migliorare l’accettazione di questi prodotti, né per favorire lo sviluppo del senso del gusto.

Se questi alimenti, privi di aromi, vengono dati entro i tre mesi di vita, di solito non ci sono problemi di accettazione, mentre, se si inizia dopo la dodicesima settimana, il gradimento migliora solo attraverso la ripetuta esposizione del lattante. Anche se si utilizzano sostanze aromatizzanti, non si può mai eguagliare il gusto e l’odore del latte materno, e non si può raggiungere la sua capacità di sviluppare il senso del gusto e quello dell’olfatto nel bambino.

L’Istituto governativo tedesco sottolinea come, durante i primi mesi di vita, i bambini siano particolarmente vulnerabili,  perché i sistemi di disintossicazione del corpo, come reni e fegato, non sono pienamente sviluppati. Quindi, per le sostanze aromatizzanti si dovrebbe seguire la stessa linea di comportamento adottata per gli additivi e non utilizzarle nella produzione di latte artificiale e nelle diete bilanciate per lattanti con meno di tre mesi di vita.”

Il parere del BfR è più che mai opportuno anche alla luce del fatto che tali sostanze, assunte nella primissima infanzia, condizionano i gusti successivi anche in età adulta. Nel testo di Nicolas Guéguen Psicologia del consumatore (Ed. Il Mulino, 2010) si cita infatti uno studio (1) che ha sfruttato proprio il fatto che in Germania gli alimenti per neonati sono aromatizzati alla vaniglia:

“La ricerca di Haller e colleghi [1999] ha coinvolto uomini e donne di circa 30 anni. I partecipanti sono stati sollecitati a rispondere ad un questionario sulle loro abitudini alimentari nel quale è stato chiesto loro, fra l’altro, se erano stati allattati al seno o con il biberon. Questo permetteva di distinguere coloro che erano stati esposti precocemente alla vaniglia […].

I partecipanti dovevano assaggiare due ketchup rigorosamente identici, ad eccezione del fatto che uno conteneva vaniglia […]. Gli adulti che erano stati nutriti nell’infanzia con un latte contenente la vaniglia manifestavano di preferire il ketchup addizionato con estratti di vaniglia, mentre coloro che erano stati allattati al seno esprimevano la preferenza inversa.”

Un’ulteriore dimostrazione di quanto l’alimentazione artificiale condizioni non solo la prima infanzia, e di quanto bisogno ci sia di tutelare i bambini dalla spregiudicatezza delle operazioni commerciali dei produttori di alimenti per l’infanzia!

(1) Haller R., Rummel C., Henneberg S., Pollmer U. e Köster E.P., 1999, The influence of early experience with vanillin in food preference later in life, in «Chemical Senses», 24, pp.465-467. (Studio disponibile on line)

 

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