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La crisi della salute dei neonati in Indonesia e gli affari dei produttori di latte in polvere

Vi proponiamo la traduzione di un interessante articolo pubblicato sul giornale britannico “The Guardian” che fotografa la situazione indonesiana.

La crisi della salute dei neonati in Indonesia e gli affari dei produttori di latte in polvere
Con la scarsità di accesso all’acqua pulita, abbandonare l’allattamento al seno è un serio rischio per la salute in questa parte del mondo, ma le compagnie di latte in polvere continuano ad arruolare ostetriche.
di Zoe Williams, Jakarta

Fifi e suo figlio a casa a Giacarta. Spende la metà dello stipendio mensile del marito in latte artificiale. Fotografo: Poulomi Basu Fonte: The Guardian

Per raggiungere la clinica di immunizzazione materna nel Nord Giacarta, le mamme della baraccopoli scavano tra macerie e fango e resti stagnanti delle inondazioni di gennaio. Torri di materassi rovinati dall’acqua e divani di plastica muffiti fiancheggiano la via principale; sembra l’inferno dell’Ikea. Se un disturbo gastrintestinale avesse un odore, sarebbe questo.

Fifi, che ha 20 anni, vive in una stanza di legno delle dimensioni di un bagno, con suo marito e la figlia di sei mesi, Riska. L’abbiamo incontrata alla clinica, ma abbiamo capito solo più tardi che non era lì per un’iniezione, bensì perchè sua figlia era già malata.

Ha iniziato a nutrire Riska con il latte in polvere, invece che allattarla al seno, quando sua figlia aveva solo due mesi; stava assumendo contraccettivi, e pensava che stessero interferendo con la sua produzione di latte. L’ostetrica era d’accordo, e le ha dato un campione gratuito di latte in polvere. Oggi Riska spende 400.000 rupie (circa 26 sterline) al mese per il latte in polvere, cioè la metà del salario mensile di suo marito. Ecco un esempio chiaro di uno dei maggiori problemi causati dal latte in polvere in Indonesia. Anche le marche più economiche causano un buco enorme nel budget di una famiglia povera, e il latte in polvere finisce per essere diluito più del dovuto, lasciando i bambini malnutriti.

Campi di concentramento

Ma a casa di Fifi, appare ovvio che il problema della salute torreggia sopra tutti gli altri: il 45% degli indonesiani non ha accesso all’acqua pulita. Ci sono solo due posti nella capitale dove ognuno può bere dal rubinetto, ovvero l’ambasciata americana e la Scuola Internazionale di Jakarta. Ma Fifi non può comunque permettersi il gas per bollire l’acqua. Non ha la cucina. Deve pagare ogni volta che va al gabinetto, condiviso tra 26 persone, e a volte fa un patto con un vicino dove uno di loro va al gabinetto mentre l’altro si fa la doccia, per risparmiare denaro.

Lavarsi le mani, pulire gli utensili, pulire le bottiglie, pulire qualsiasi cosa, è tutto un sogno irrealizzabile. Un pediatra in una clinica separata di Jakarta, il dottor Asti Praborini, dice: “Vendere latte in polvere è come un campo di concentramento, secondo la mia opinione. I bambini moriranno di diarrea e malnutrizione.”

Tutte le dichiarazioni sull’allattamento al seno, su come sia l’unica scelta sicura per un bambino, che nel mondo industrializzato sono in continuo aumento, qui sono più che mai vere. I tassi di mortalità infantile in Indonesia, al 35‰, sono comunque alti, ma nel quintile di minor ricchezza, la mortalità è quasi 5 volte tanto del più ricco.

Alcune madri usano il latte in polvere perchè non mangiano abbastanza per se stesse e non credono di produrre abbastanza latte. Un report di Save The Children che uscirà lunedì fornirà i dettagli dei tassi di allattamento al seno e nutrizione infantile in tutto il mondo in via di sviluppo. Wahdini Hakim, manager del programma senior, dice che persuadere le madri ad allattare al seno è il più efficace intervento tra tutti gli interventi per migliorare la sanità.

Ma c’è un’influenza molto più grande della scelta personale: quella delle compagnie di latte in polvere. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha leggi sulla vendita di latte in polvere che risalgono al 1981. Ma è un grande business per le grandi compagnie – due terzi della loro crescita viene dall’Asia dell’oceano Pacifico. Il mercato indonesiano vale 1,1 miliardi di dollari (708m sterline).

Ecco un esempio di come funziona. Sari Husada, una filiale della Danone, dispone di rappresentanti di vendita che costruiscono rapporti con le ostetriche. Fino al 2011, era puramente finanziario – riuscire a far firmare un contratto ad una ostetrica di un villaggio, che avrebbe comportato la vendita di un certo numero di scatole di latte in polvere al mese. Le loro ricompense erano piuttosto piccole – tra 1m (65 sterline) e 3m rupie in un anno, a seconda del numero di consegne dell’ostetrica, e quanto latte in polvere vendevano. Ciò è in palese contraddizione con codici OMS, così come dell’ordinamento indonesiano, che vieta espressamente campioni gratuiti, così come marketing diretto agli operatori sanitari o alle neo mamme.

Secondo la Danone, questo non succede più, ed è stato rimpiazzato da un progetto per gestire la formazione delle ostetriche. Come Usman Tasya, che lavorava per un subappaltatore al quale Sari Husada affida le proprie vendite, spiega: “Fondamentalmente, cos’è cambiato è il prezzo, prima veniva dato denaro. Dopo il 2012, vengono dati doni in natura, dopo che hanno firmato il contratto”.

Atto di beneficenza

Nei documenti dove il Guardian analizza tali contratti, viene indicato il passaggio dai contanti ai regali. A volte viene dato un regalo, apparentemente per uso personale, come un televisore o portatile, ma molto spesso, è qualcosa di cui hanno bisogno per la loro pratica, come un contenitore di ossigeno, una macchina TENS o un nebulizzatore.

Il portavoce della Danone insiste che non ci sono collegamenti tra questi eventi, i doni sono solo questo, un atto di beneficenza alle ostetriche, per aiutarle nella loro pratica, indipendentemente dalla vendita di latte in polvere. Alla domanda perchè avrebbero dovuto regalare anche un televisore, ha detto: “Per usarlo nella sala d’attesa. Per renderli luoghi in cui la gente vorrebbe andare, dove possano sentirsi a proprio agio.” Alla domanda sul motivo per cui i venditori hanno rapporti in particolare con le ostetriche, il portavoce ha detto: “Ci è permesso avere contatti con gli operatori sanitari, per dire loro ciò che è buono sui nostri prodotti. Indipendentemente da questo, sosteniamo le ostetriche nella realizzazione delle loro pratiche. Non sono necessariamente persone diverse. Ma si tratta di due attività distinte.”

 Le compagnie di latte in polvere non sono autorizzate a contattare le neo mamme o le donne in stato di gravidanza direttamente ma tuttavia, secondo Usman, ciò è molto diffuso: “Otteniamo informazioni delle madri che stanno per partorire e le donne in gravidanza dalle ostetriche.” Ma perché un’ostetrica darebbe queste informazioni? “Alle ostetriche piace molto quando arrivano i campioni, anche se sono piccole cose. I dati del paziente li danno a Sari Husada perché pensano si tratti di una parte del programma a cui hanno preso parte.”

Il Guardian ha visto un foglio di calcolo dettagliato del numero di nuove madri contattate, la quantità di latte in polvere per neonati da 0 a 6 mesi venduto, e la proporzione tra questi rappresenta il loro obiettivo. La Danone ha commentato: “é possibile che ciò accada, è qualcosa che dobbiamo affrontare”.

Sari Husada ha legami legittimi lungo tutta la catena. I medici che eseguono seminari per le ostetriche sono nel loro libro paga. E sponsorizza ordini professionali, conferenze e premi per le ostetriche (che vengono poi conferiti dal ministro per il potenziamento delle donne e la tutela dei bambini). Il fatto della sponsorizzazione sembra innocuo, ed è consentito dalla legge indonesiana; ma si può perdonare le ostetriche, che fanno il lavoro sporco per l’azienda e ottengono il minor compenso, pensando che, visto che tutti gli altri lo fanno, perché non dovrebbero farlo anche loro?

Una giovane ostetrica nel West Java, che non vuole essere nominata, ha insistito che non avrebbe mai firmato un contratto per il latte in polvere. “Recentemente, l’ufficiale sanitario è venuto a casa delle madri e ha scoperto che alcune madri avevano acquistato latte in polvere dalle ostetriche. Hanno chiamato tutte le ostetriche uno ad una, e le hanno interrogate. Erano tutte preoccupate. Poi gli è stato fatto firmare un accordo con il governo locale che non lo avrebbero più venduto. Ma alle ostetriche senior non piace sentirsi dire cosa fare. “Le altre ostetriche della zona l’hanno contestata, dicendo che doveva essere sotto contratto, che avrebbe avuto un’istruzione maggiore di quella che avrebbe potuto permettersi da sola. La sua laurea sarebbe costato 25m di rupie, che è ben più di un anno di stipendio.

Può sembrare contro-intuitivo che l’Indonesia abbia la legge sull’allattamento al seno più restrittiva al mondo – dal 2010, tutti i bambini hanno dovuto essere esclusivamente allattati al seno per sei mesi, a meno che vi fosseri valide ragioni mediche non farlo. Chiunque ostacola questo potrebbe essere multato 100m rupie o trascorrere un anno in prigione. Ma nessuno è stato in carcere per reati minori, ed è evidente che solo cause civili potrebbero essere mosse contro le società di latte in polvere, mentre individui potevano affrontare accuse penali.

Nia Umar, che ha creato il gruppo di attivisti AIMI per l’allattamento nel 2007, ha detto: “E ‘assurdo che dobbiamo regolamentare qualcosa che faremmo in modo naturale. E ‘come regolare ” tu, si, tu – tu devi mangiare riso. L’industria di latte in polvere è una delle parti intererssate nella legge che dice alle donne allattare al seno. “

Uno dei successi più recenti AIMI è stato quello di aver bloccato un progetto di ricerca presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università dell’Indonesia che avrebbe preso neonati dai bassifondi e dato loro da mangiare latte in polvere gratuito per un anno, per vedere come se la cavavano.

Non sono state date disposizioni per coprire le loro spese mediche, se si fossero ammalati. Uno dei tanti problemi che AIMI avuto con lo studio era che non c’era alcuna trasparenza su chi lo stesse finanziando – ma cio è stato risolto quando qualcuno li ha accidentalmente messi in copia nella lettera di consegna da FrieslandCampina, una società di latte in polvere olandese che è un grande venditore in Indonesia.

Più pressante, però, lo studio è stato immorale in diversi modi, con grandi domande sull’utilizzo dei poveri come banco di prova per la popolazione generale, per non parlare di generare condizioni che non sono sicure per un gruppo di bambini.

Wadhini, di Save the Children, ci va coi piedi di piombo – ma non è del tutto reticente – sul ruolo delle multinazionali: “Credo che promuovere l’allattamento al seno sia importante, ma il cambiamento del comportamento ha bisogno di sostegno a tutti i livelli, la famiglia, la comunità, il governo … sopratutto dove vediamo che le aziende del latte in polvere competono con l’allattamento al seno. E ‘quello che stiamo cercando di sottolineare: non riguarda solo la madre e il bambino, si tratta di impegnarsi con la famiglia, la comunità, il governo locale, il governo centrale. “

Tuttavia, essendo un ente di beneficenza, non può dire quello che molti attivisti pensano, e cioè che si tratta di un oltraggio, reti di pubblica sanità, per niente ben definite in questo paese, vengono istituite solo per agire come capillari per un settore il cui motivo di profitto è direttamente in contrasto con gli interessi della salute pubblica.

Inevitabilmente, la storia si conclude di nuovo in baraccopoli, dove Riska ha la diarrea, eruzioni cutanee e febbre. Ha visto le ostetriche della clinica. Questa storia ha disperatamente bisogno di una frase tipo: “Riska sta bene, per ora. Il prossimo neonato delle baraccopoli potrebbe non essere così fortunato. “Ma nessuno di noi sa cosa accadrà. Lei sembrava abbastanza malata.

Alcuni nomi sono stati cambiati.

Articolo originale: http://m.guardian.co.uk/world/2013/feb/15/babies-health-formula-indonesia-breastfeeding

Tags: danone

Segreteria IBFAN

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