Ben oltre la metà dei bambini del mondo nasce in Estremo Oriente. E si dà il caso che in quegli stessi paesi, noti come tigri asiatiche, ci siano anche le condizioni ideali per convincere le famiglie e le madri a passare all’alimentazione artificiale: tassi di crescita economica positivi da anni, maggiore reddito disponibile per le famiglie, aumento costante delle donne che lavorano fuori casa, progressiva transizione dalla famiglia tradizionale a quella nucleare tipica delle società industrializzate, medicalizzazione della gravidanza, del parto e del puerperio, oltre che della nutrizione. Non sorprende che produttori e distributori di sostituti del latte materno si facciano la guerra tra loro, oltre che alla società e alle istituzioni, per guadagnare fette di mercato. Qualche governo, nel tentativo di mettere un argine per lo meno al marketing sfrenato delle ditte sia locali sia multinazionali, emana leggi restrittive, che non sono altro che applicazioni alla lettera del Codice Internazionale. Lo ha fatto l’India quando nel 2002 ha bandito qualsiasi pubblicità di qualsiasi cibo destinato a minori di 2 anni. Lo ha fatto il Vietnam che da gennaio 2013 proibisce la pubblicità dei latti per i bambini fino a 2 anni, e cioè dei latti iniziali, di quelli di proseguimento e di quelli di crescita (conosciuti anche come latti 1, 2 e 3).
Posizione di Ibfan Italia sull’iniziativa del comune di Cagliari
È partito oggi, 21 novembre 2018, il progetto “Cagliari ti coccola”. L’assessore Danilo Fadda: “La nascita di un...
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