Ranjit Kumar Chandra: chi era costui? Nessuno probabilmente se ne ricorda, anche perché da anni vive in qualche chalet svizzero, protetto da una possibile estradizione in Canada e godendosi una quantità imprecisata, ma ingente, di denaro rubato di qua e di là. Per rinfrescarvi la memoria, si tratta di uno “scienziato” indiano che lavorava presso un’università canadese facendo ricerche sulla nutrizione. Finanziato da varie ditte del settore, aveva scoperto una miscela di vitamine per aiutare gli anziani a non perdere la memoria. Qualche imprevidente lo aveva per questo proposto per il Nobel della medicina. E finanziato da Nestlè aveva provato che delle formule infantili miracolose, chiamate HA, acronimo inglese di ipoallergeniche, prevenivano l’insorgere di allergie nei bambini, o per lo meno ne ritardavano l’insorgenza o ne rendevano meno gravi le manifestazioni. Nestlè naturalmente ne approfittò per il solito marketing aggressivo rivolto a convincere delle qualità di questo prodotto genitori e pediatri. Che si convinsero: le formule HA furono dei bestsellers per anni, nonostante molti ricercatori indipendenti mettessero in dubbio, replicandone le ricerche, i risultati ottenuti da Chandra.
Quando nel 2000 Chandra propose al British Medical Journal di pubblicare un suo articolo sugli ineffabili effetti benefici delle vitamine per anziani, la verità cominciò a venire a galla. Il direttore della rivista e un ricercatore incaricato di leggere il manoscritto sospettarono che i dati fossero falsi. Iniziarono ad investigare chiedendo all’università canadese dove Chandra era professore di rendere pubblico il database. Database che non esisteva e non era mai esistito. Chandra fu subito sospeso, in attesa di giudizio. Nel frattempo si cominciò ad indagare sulle altre ricerche di Chandra, e un’infermiera rivelò che anche i dati sulla formula HA erano completamente falsi. Per farla breve, si scoprì ben presto che tutti i 200 e passa articoli pubblicati da Chandra su prestigiose riviste internazionali erano basati sul nulla. Chandra fu a questo punto licenziato, tutti i suoi articoli furono ritirati, e si iniziarono le procedure per un processo che portasse a una salutare condanna. Troppo tardi: Chandra era già scappato in Svizzera.
Nel 2006 la TV canadese girò e diffuse un documentario su tutta la vicenda, gettando tra l’altro luce sulle connivenze con Chandra all’interno dell’università, che ovviamente riceveva una parte dei fondi destinati alle false ricerche. Colpito al cuore, Chandra denunciò la TV canadese per diffamazione. Tutto l’incartamento passò ai tribunali. Ora, nel 2015, il processo si è concluso con il non luogo a procedere, nel senso che tutti i fatti contenuti nel documentario sono stati provati corrispondere a verità (Dyer O. Prominent Canadian researcher loses libel case against documentary makers. British Medical Journal 2015;351:h4129). A proposito di giustizia italiana lenta!
Chandra sconfitto, quindi. Poco male, continua a spassarsela in Svizzera, non lontano dalla casa madre Nestlè. Ma chi risarcirà tutti quei genitori che sono stati convinti da pubblicità battente e da solerti pediatri a somministrare inutilmente formula HA ai loro figli?
Adriano Cattaneo
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